Obiettivo del seminario è riflettere su una particolare forma di lotta, nota come “sciopero a rovescio”, utilizzata dai disoccupati per esercitare e rivendicare il diritto al lavoro. Le origini di queste mobilitazioni sono ancora poco chiare, anche se si possono riscontrare principi e fini analoghi in alcune pratiche del movimento bracciantile (esecuzione di lavori arbitrari per ottenere l’imponibile di manodopera) e di quello operaio (continuazione della produzione durante le occupazioni delle fabbriche).
Scioperi a rovescio sono documentabili anche prima del 1949, ma restano episodi isolati (così li ha definiti Vittorio Foa), non inseriti in una strategia più ampia. Diversamente, tra il 1949 ed il 1952 si distinsero – per numero di partecipanti e per diffusione sul territorio nazionale – tra le iniziative per la realizzazione del Piano del Lavoro della Cgil.
Il seminario non intende limitarsi ad una ricostruzione del fenomeno in chiave storiografica, ma proverà ad offrire elementi per una discussione sull’attualità. In particolare verranno analizzati alcuni recenti tentativi di riproporre analoghe forme di lotta contro la disoccupazione da parte dei sindacati confederali. La seconda parte del seminario, dunque, cercherà di mettere in evidenza similitudini e discontinuità rispetto al passato nella genesi e nella pratica degli scioperi a rovescio: attraverso tali spunti si potrebbe aprire una riflessione sul presente e sulla situazione dell’occupazione e del lavoro che caratterizza oggi il nostro Paese.
L’elaborazione di questo seminario è il frutto di una ricerca di dottorato ancora in corso.
Luigi Cappelli ne discute con Giorgio Caredda e Francesco Giasi.
Roma, 4 giugno 2015, ore 17:00
Università “Sapienza”, Dipartimento di Storia Culture Religioni
Aula B – Seminari