La storia religiosa di Giovanni Miccoli: un decalogo per lo storico

Chiesa campestre di San Giovanni di Zezza a Cerignola (foto Gioacchino Albanese)

 

La comunità di HISTORIA MAGISTRA ricorda lo storico triestino Giovanni Miccoli scomparso il 28 marzo 2017.
Qui la notizia della morte dello storico triestino, noto per i suoi libri sulla storia della Chiesa, pubblicata da Il Piccolo di Trieste.

 

 

di Roberto Alciati
(Max-Weber-Kolleg, Erfurt)

La storia religiosa è uno degli argomenti che ha maggiormente animato il dibattito italiano nella seconda metà del Novecento a proposito del valore epistemologico da assegnare a discipline sorelle come la Storia del cristianesimo, la Storia della chiesa e la Storia delle religioni nel più ampio ambito delle scienze storiche. Fra chi ha contribuito in maniera decisiva a questa discussione c’è sicuramente Giovanni Miccoli, autore nel 1974 di un lungo saggio, intitolato La storia religiosa e pubblicato nel secondo volume (primo tomo) della Storia d’Italia Einaudi1. Una scorsa all’indice del volume permette di coglierne immediatamente la portata: si tratta infatti del terzo e ultimo capitolo del libro, posto dopo altri due firmati da Giovanni Tabacco e Corrado Vivanti ed entrambi intitolati La storia politica e sociale. Tabacco, come recita il sottotitolo, si occupa dell’arco di tempo che va Dal tramonto dell’Impero alle prime formazioni di Stati regionali, mentre Vivanti, raccogliendo l’ideale testimone, prosegue partendo Dall’avvento delle signorie e arrivando sino all’Italia spagnola. Miccoli invece copre, da solo, il lungo arco che va dal V al XVI secolo.

C’è però anche un altro elemento che contraddistingue le oltre seicento pagine scritte da Miccoli e che non è presente nelle parti assegnate a Tabacco e Vivanti: una Premessa di 16 pagine. Questa piccola porzione introduttiva dell’ampio saggio rappresenta un manifesto programmatico di estremo valore per tutti coloro che si cimentano con argomenti religionistici e che, a quarantatré anni di distanza, non è ancora sbiadito. Chi si è occupato di ricostruire la genesi di queste pagine, non ha dimenticato di notare quanto aspre siano state le reazioni, al punto da generare fratture fra gli specialisti italiani della medievistica e della Storia della chiesa e animare un confronto teorico di altissimo livello a proposito del senso da assegnare alla categoria “storia religiosa”2.

Queste sedici pagine, tuttavia, non sono solo una riflessione su che cosa significhi scrivere una storia religiosa (d’Italia o di qualsiasi altra regione del mondo), ma un esemplare vademecum di metodologia della ricerca storica da cui si può ricavare un vero e proprio decalogo3. Basta isolarne alcune frasi emblematiche.

1. Gran parte della cultura accademica è produttrice di problemi astratti, coltivati nel chiuso di gruppi il cui compito primario è quello di tutelare sé stessi e il sistema sociale che li mantiene.

2. Al di là delle proprie ricerche particolari – che sono un po’ l’ossatura ma anche la difesa di ogni studioso di storia – è necessario misurarsi con problemi di lungo periodo e di storia generale.

3. Ogni ricerca, per quanto puntuale e particolare, non può prescindere, ne abbia o no la consapevolezza, da una schematizzazione o periodizzazione più ampia che la sorregge e la giustifica. Viceversa ogni nuova schematizzazione o periodizzazione spinge a sua volta e stimola sempre nuove ricerche particolari.

4. Ci si deve sforzare di vedere i problemi particolari nel più ampio contesto, perché solo in quel più ampio contesto essi diventano problemi di storia, oggetto dell’analisi e dell’esame di uno studioso di storia, e non restano teologia, apologetica, controversistica, riflessione morale edificante. Astrarre da questo è arbitrario e falsificante.

5. Nessuno ormai mette più in dubbio la necessità di ricorrere al metodo storico per la preliminare raccolta, analisi e sistemazione critica delle fonti; assai più ambiguo e controverso è il discorso riguardo alla presunta necessità di determinati presupposti.

6. La netta prevalenza del clero fra i cultori di questa storia ha favorito il mantenimento, nella storia della Chiesa intesa come disciplina scientifica, di questo suo duplice e alquanto ibrido carattere di disciplina teologica o comunque inserita nel sistema della teologia.

7. La tentazione confessionale di affermare un diritto di esclusiva in certi campi resta evidentemente forte. La tradizione filologica e critica ha operato in questo campo, non di rado per reintrodurre una più raffinata e sottile apologetica.

8. È affermazione consueta che non è compito dello storico instaurare processi: bisognerebbe tuttavia aggiungere che anche le difese di ufficio non hanno ragion d’essere in sede di ricerca.

9. Uno studioso di storia deve analizzare e chiarire le basi ideologiche, culturali, sociali, gli interessi e i fini di potere e di classe che determinarono e permisero il realizzarsi di certi fatti.

10. In un profilo che mira ad offrire una schematizzazione complessiva, è vano cercarvi completezza di informazione documentaria e bibliografica: ci si limita a citare ciò che di volta in volta serve a sostegno di singole affermazioni e giudizi.

Questi monita non sono affatto rivolti ai soli storici delle religioni, del cristianesimo e della chiesa. Ogni sapere specialistico, infatti, ha i suoi apologeti, i suoi eruditi e i suoi interessi. La lezione di Miccoli resta pertanto ancora attualissima e (ri)leggere queste pagine è un esercizio utile per tutti.


1 Giovanni Miccoli, La storia religiosa, in Storia d’Italia. Volume secondo: Dalla caduta dell’Impero romano al secolo XVIII, Einaudi, Torino 1974, pp. 429-1079.

2 La descrizione più dettagliata del problema si può leggere in Roberto Rusconi, Un profilo della vita religiosa in Italia, in Giuseppe Battelli, Daniele Menozzi (a cura di), Una storiografia inattuale? Giovanni Miccoli e la funzione civile della ricerca storica, Viella, Roma 2005, pp. 103-130. Sull’onda lunga provocata dal saggio di Miccoli si vedano anche i contributi (fra cui uno dello stesso Miccoli) contenuti nella rubrica Rassegne della «Rivista di storia e letteratura religiosa», 32 (1996) pp. 333-433, frutto di un seminario di studio organizzato a Torino da Franco Bolgiani.

3 Le parole sono di Giovanni Miccoli; il periodare è talvolta stato adattato. Questi, tuttavia, sono i loci: 1. (p. 431); 2. e 3. (p. 432); 4. (p. 433); 5. (p. 434); 6. (p. 438); 7. (p. 440); 8. e 9. (p. 443); 10. (p. 447).